Di seguito proponiamo un articolo di M. Winkler, docente universitario e socio di Rete Lenford, pubblicato sul sito ilfattoquotidiano.it
Nessuna persona di buon senso poteva seriamente sperare che nel dibattito sul disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili e le coppie di fatto non facessero il loro ingresso alla Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, sotto il nome di “associazioni in difesa della famiglia”, anche persone dalla dubbia competenza politica e giuridica, il cui unico scopo è convogliare le motivazioni più irrazionali che piacciono alla parte più irrazionale della nostra società.
Non si spiega altrimenti, infatti, come sia possibile che nel 2015, a una generazione (cioè 25 anni!) dalla prima legge in materia di unioni registrate, approvata in Danimarca, e con ormai 12 Stati europei che riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso e altri 11 che riconoscono le unioni civili, come risulta dall’interessante articolo di Kees Waaldijk apparso sull’ultimo numero della rivista GenIUS, qualcuno sia ancora disposto a spacciare per manifestazioni di competenza in materia di famiglia frasi del tipo:
“Io ho affetto per il mio cane ma che significa?” (Dina Nerozzi, psichiatra, Comitato Articolo 26);
“Il riconoscimento delle coppie gay porterà al riconoscimento di “unioni multiple o tra specie diverse“ (Federica Bonomi, Comitato Di mamma ce n’è una sola);
“Qualcuno pretende di negare la realtà e piegarla ad una regola astratta, con la stessa logica dei campi di concentramento, ma questo non è possibile. Il riconoscimento della forma matrimoniale con altro nome, previsto dal ddl Cirinnà, tende a distruggere il riconoscimento e l’appoggio sociale ai legami umani, quelli che prendono in conto le differenze e il futuro, come sono i legami familiari originari. Prevalgono istinti di morte. L’Isis non è poi molto diverso” (Mario Binasco, docente di psicologia e psicopatologia dei legami familiari, della sezione italiana dell’Ecole Européenne de Psychanalyse).
Dunque due persone con orientamento omosessuale, orientamento che risulta inequivocabilmente protetto dalla Costituzione, come risulta da un numero di sentenze ormai difficile da ricordare (per tutte, la recente Suprema Corte di Cassazione, 9 febbraio 2015, n. 2400, commentata da me qui; ma soprattutto Cassazione, 15 marzo 2012, n. 4184, e Corte costituzionale, 15 aprile 2010, n. 138, che hanno riconosciuto la dignità costituzionale delle unioni omosessuali) sono considerate, nel linguaggio legislativo corrente, come meritevoli di tutela al pari del rapporto tra un cane e il suo padrone, all’amore tra un gatto e un cane o tra un delfino e una balena (“tra specie diverse“), all’amore tra un uomo e le sue 4 o 5 mogli, e infine all’amicizia che lega i tagliagole dell’Isis. I gay come tagliagole che bruciano prigionieri e gettano altri gay dai palazzi.
Giuro, quest’ultima dell’Isis mi mancava.
Da quando mi sono trasferito a Parigi per lavoro, visito spesso la città nella speranza di vedere, dopo l’approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2013, un uomo sposato con il suo canarino o una coppia composta da un delfino e un’orca assassina nuotare felici nella Senna.
La ragione ultima per la quale riconoscere le coppie omosessuali è doveroso risiede nella necessità di garantire a queste coppie e a quelle che si formeranno in futuro un arsenale giuridico adeguato e sufficiente per far fronte alle esigenze quotidiane, esattamente come accade alle altre formazioni familiari. Serve a dare un seguito concreto ai dettami della nostra Costituzione. E serve a proteggere le famiglie omogenitoriali, cioè con due genitori dello stesso sesso, che già esistono e pure domandano protezione.
Nulla di terribile accadrà ai nostri amici eterosessuali e alle loro famiglie. Così come nulla di terribile accadrà ai nostri amici a quattro zampe.
Terribile è, invece, che si presti attenzione a sedicenti specialisti di “famiglia”, sulle cui affermazioni si può solo scoppiare a ridere.
Matteo Winkler
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