Lesbica non è un insulto

Si fa spesso un gran parlare di come il nudo venga usato per le pubblicità, le campagne più o meno socialmente impegnate, di come quello che è o non è arte rimanga sospeso su un flebile confine, quasi a dover giustificare la bellezza della carne.
A chi non piace guardare delle belle spalle o una bella schiena? E perché no, magari anche dei seni? Non c'è niente di male nel corpo che la natura ci ha dato, non c'è niente di male soprattutto nell'avere il potere e l'intelligenza di usarlo con leggerezza e ironia, proprio come hanno fatto le ragazze del progetto Lesbica non è un insulto.
Partiamo dal momento istituzionale: che cos'è Lesbica non è un insulto? È un progetto fotografico ideato da Martina Marongiu che, con l'aiuto di 4 modelle/amiche, ha deciso di mettere in luce e contemporaneamente frantumare alcuni dei cliché legati all'omosessualità femminile, quasi sempre non vista o resa invisibile dall'ignoranza e da una cultura sessuale che vede il coinvolgimento fisico fra donne esistere solo in funzione del piacere (anche solo voyeuristico) maschile. E come sono stati messi alla luce e frantumati questi famosi cliché? Con un'idea semplicissima: usando la pelle delle modelle per scrivere messaggi forti e diretti, senza mezzi termini. Loro, infatti, si descrivono così: "Corpi nudi di donne lesbiche e scritte nere sono il mezzo di comunicazione usato per indagare l’omosessualità femminile, per aprire un dialogo verso chi non la conosce a fondo o la ignora totalmente. Lo scopo del progetto è unire una fotografia essenziale e pulita ad un messaggio diretto ed efficace, che riveli la figura della donna lesbica nell'Italia di oggi e la liberi da luoghi comuni."
Il progetto ha avuto successo e vanta diverse esposizioni, anche (e soprattutto) a Paratissima dello scorso anno, proprio per la semplicità e l'immediatezza dell'idea, oltre che per la bellezza delle modelle. La risposta al progetto arriva da un pubblico eterogeneo formato da donne e uomini di tutte le età ed orientamenti sessuali, un pubblico che capisce e condivide il messaggio. L'immediatezza, ancora, ripaga. 
Le modelle (Letizia Salerno, Morena Terranova, Dunja Lavecchia e Fabiana Lassandro) sono belle, giovani, hanno un corpo vivo che hanno deciso di prestare con intelligenza ad una causa che le tocca da vicino.
Le foto sono state tutte scattate a casa di Martina, grazie anche alla fortuna di avere una finestra che ha donato una luce naturale agli scatti.
Per aiutare a portare avanti questo progetto, che presto vedrà il coinvolgimento anche di altre modelle, è stata istituita una pagina per il  crowdfunding sul sito Becrowdy al quale è possibile partecipare ancora per un paio di giorni. Anche se i soldi richiesti inizialmente sono stati raccolti tutti, dare una mano a queste ragazze e a questa idea non può che fare bene.


Per pubblicizzare la raccolta fondi sono stati girati alcuni corti molto divertenti che vedono protagoniste proprio le ragazze che, sempre con ironia e intelligenza, si prendono un po' in giro. Soprattutto l'ultimo, a tema zombie, con Dunja inseguita da due affamate non-morte Fabiana e Martina, rende bene l'idea che vogliono trasmettere: non bisogna aspettare che sia troppo tardi per cambiare le cose, per aprire gli occhi e guardare il mondo con una luce diversa. Specialmente ora non è troppo tardi per aiutare un progetto che finalmente è genuinamente coinvolto ed immerso nel mondo al femminile e che si fa portavoce del bisogno di far capire che la parola “lesbica” non solo non è un insulto, ma è una parola reale, concreta e non invisibile.
Ricordate: avete tempo fino a domani, martedì 17 febbraio per donare. Non aspettate che sia troppo tardi!

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